I Modà, quelli dei veri sold out, con la stampa nemica, il segreto del terzo anello pieno e un Sanremo boicottato (vi svelo tutto)
“Kekko” rispetto ai tanti colleghi che mi hanno scritto in privato, non ha paura di esporsi e lo fa perché…
Lo ricordo ancora perfettamente. Una sera di fine maggio del 2019 ero a cena a casa di un noto “uomo” che lavora dietro le quinte della musica (praticamente tutti gli artisti li gestisce lui), inteso come manager che conta, e c’era anche Kekko. Premessa: noi siamo amici, Kekko è un “amico del panico” (purtroppo). Ci conosciamo da anni, forse piu di dodici e ho avuto la fortuna di “girare” e lavorare come capo autore a uno dei suoi San Siro sold out, poi andato in onda su Canale 5 superando in ascolti tutti gli altri concerti che avevo seguito durante quell’annata. Ricordo che per scaricava la tensione prima del concerto, Kekko correva intorno a San Siro come un maratoneta e sembrava davvero Maicon dell’Inter quando era in forma. Ricordo che aveva il mito de “Il Gladiatore” (come tutti del resto) e che era felice per la realizzazione della storia legata a “Cash” il suo libro (vi consiglio dio leggerlo); ma nonostante tutto, Kekko era solo. Dimenticato da una certa stampa, volutamente bistrattato nonostante i numeri fossero sempre dalla sua parte, ormai quasi svogliato anche nel fare le conferenze perché il gruppo di giornalisti della “tartina” … beh, anche loro lo avevano dimenticato... Ma torniamo a quella sera. Kekko mi chiede se volessi ascoltare una canzone che sarebbe poi uscita il 30 di agosto. “Quelli come me”.
“Quelli come me li vedi andare via quando il rumore intorno è troppo forte. Fanno sempre il pieno di malinconia e dell'inferno sai chi se ne fotte! Quelli come me ti amo pure se ci conosciamo solo da un istante. Quelli come me non mi cercare più no non si vive solo di promesse”.
Questa era una parte del testo e qui c’era l’urlo di Kekko che forse solo in pochi ancora oggi hanno capito. Io mi commuovo e lui mi dice: “Grazie”. Io rispondo “Perché grazie? Siamo amici”. “No, tu sei un giornalista”. E lì ho capito tutto. Era da tempo che un giornalista non gli faceva un complimento…