Da Otello Profazio a Fedez: come cambia la magia delle sagre in Italia
L'ex signor Ferragni presente a quella del Cous Cous, mentre la sagra del peperoncino, quest'anno va un casino. Ecco i nomi
Una premessa necessaria: per me le sagre sono magia. Quando mia madre da piccolo mi diceva "Stasera andiamo a Mammola o a Siderno o Sant'Ilario" per ogni tipo di sagra - dal pesce stocco, ai maccheroni, al peperoncino - per me era festa. E poi c'era l'intrattenitore, spesso una star locale che riscaldava i cuori tra tarantelle calabresi e musica tradizionale e c'era anche una cosa che non potrò mai dimenticare: la testa di cavalluccio, costruita artigianalmente non so con quale materiale, con un uomo che la indossava e mentre ballava la tarantella partivano dalla testa i fuochi d'artificio. Un'usanza locale che ancora oggi non mi spiego come fosse possibile. Questa era, ed è ancora oggi, la magia che mi porto dentro delle sagre. Per non parlare di quella volta, a Mammola, quando mi sono perso per giocare con delle ragazzine di Torino - ricordo ancora i loro nomi: Paola e Francesca - e mia madre mi fece chiamare con tanto di megafono e polizia dal palco, facendomi perdere forse l'amore della mia vita (che figura di merda). Ma anche questa era la magia della sagra. Sono passati esattamente vent'anni e forse quella magia, facendo una lunga ricerca, si è persa. E vi spieghiamo perché...
C'era una volta la sagra paesana.