Ciak, si gira!
Dopo otto anni e dopo tante porte sbattute in faccia, ecco come si è trasformato il no in un sì
Poco prima che il Covid cambiasse le nostre vite, tornai con la mente agli insegnamenti di un grande direttore che avevo avuto la fortuna di conoscere; un uomo che oggi non c'è più, uno dei tre maestri che mi hanno davvero insegnato a fare questo mestiere, ma per rispetto verso la sua memoria, preferisco non citarne il nome, ma le sue parole risuonano ancora nella mia mente: "I progetti seri", mi diceva, "si mettono in una valigetta. La valigetta dei sogni e dei progetti." Era la sua filosofia: ogni idea importante, ogni storia che meritava di essere raccontata, doveva trovare il suo posto in quello spazio mentale e fisico. "Questa valigetta", continuava, "prima o poi troverà chi saprà aprirla e leggerla. Anche se ci vuole tempo. Anche se sembra che nessuno sia interessato." Non sapevo ancora che quella lezione sarebbe diventata la chiave per comprendere il viaggio che mi aspettava: un viaggio fatto di porte chiuse, di "no" che sembravano definitivi, di progetti che sembravano destinati a rimanere chiusi in quella valigetta per sempre.
Lui aveva messo quella filosofia in pratica con un importante quotidiano, affiancato nientemeno che da "un tale Indro Montanelli" - giusto per citare mostri sacri del giornalismo italiano. Un progetto che, se dovessimo trovare un paragone contemporaneo, potremmo definire come l'antenato de "Il Fatto Quotidiano": la stessa voglia di raccontare le storie che altri preferivano tacere, la stessa determinazione nel portare avanti progetti che sembravano impossibili. E io? Io ho deciso di seguire il suo esempio, ma a modo mio, iniziando a tirare fuori progetti dal cilindro di una "magica azienda" che si chiama "Azienda di me stesso" - un'impresa personale dove creatività e determinazione si mescolano in dosi spesso sproporzioni. E nell’'ultimo periodo, avevo persino pensato di depositare il marchio "Siamo una famiglia SRL" (scherzo!) … Ma la valigetta del mio maestro era lì, sempre presente, pronta ad accogliere l'idea che avrebbe cambiato tutto.